Passiamo la
notte a Kamanjab, da lì dobbiamo decidere se arrivare alla Skeleton Coast
dall’alto, lungo la C39, tutta sterrata, fino a Torra Bay, sulla costa e poi
giù fino a Cape Cross, oppure se scegliere una via più veloce e più breve. Alla
fine scegliamo la via più lunga, preferiamo fare tutta la costa, anche se
questo comporterà sicuramente una tappa intermedia, rispetto allo Spitzkoppe,
dove vorremmo arrivare per la notte.
Partiamo
verso le otto, il sole è appena sorto, ma essendo alle spalle ci permette di
vedere le montagne che ci stanno di fronte in tutto il loro splendore. Ci
fermiamo spesso a fare delle foto perché i panorami sono uno più bello
dell’altro. La strada è veloce, quasi priva di tutte quelle piccole onde che
distruggono gli ammortizzatori e la nostra pazienza.
Sempre sulla
C39, una quarantina di km prima di arrivare sulla costa, ci sono i cancelli d’ingresso
allo Skeleton Coast Park, una riserva creata appositamente per salvaguardare
questa zona di costa fragile dove, come dice la guida, le nebbie e le tempeste
di sabbia creano un’atmosfera di solitudine selvaggia e molto inquietante.
L’ingresso al parco è gratuito e concesso solo dall’alba al tramonto, non ci si
può fermare dentro, se si entra da una parte bisogna uscire dall’altra, 200
km dopo, entro il tramonto. Sperando che l’auto non si fermi ovviamente, perché
dentro non c’è anima viva, e le auto che abbiamo incontrato in tutta la
mattinata si contano sulle dita di una mano.
Arriviamo in
vista dell’oceano e lo spettacolo è decisamente affascinante, un susseguirsi di
onde, dune, tempeste di sabbia e di sale. La strada stessa è fatta di sale ed è
più liscia dell’asfalto, si corre veloci. Il problema è che la si confonde con
il resto del terreno, soprattutto quando il sole viene coperto dalle nebbie
costiere: la corrente fredda del Benguela che proviene dall’Antartico e
lambisce la costa è di circa 8° più fredda delle acque continentali, e il
contatto fra le rispettive masse d’aria provoca il condensarsi di nebbie
costiere per quasi tutto l’anno. L’umidità trasportata da queste nebbie, a
volte fino a 50 km dalla costa, fornisce un sostentamento fondamentale per la
sopravvivenza della flora e della fauna del deserto del Namib, altrimenti
condannato alla siccità quasi assoluta, viste le rarissime precipitazioni.
Questa costa
è famosa anche per il numero di navi che ha fatto naufragare, alcune delle
quali sono ancora arenate sulla battigia. Una di queste è la South West Seal e
si trova prima di uscire dal parco, poco più a sud di Toscanini Bay, ma quello
che si vede è ben poco, confidiamo nel relitto della Zeila che vedremo domani. Il
nome Skeleton Coast (costa degli scheletri), coniata da un giornalista tedesco
una cinquantina di anni fa, prende il nome sia dai numerosi relitti di navi
spiaggiate, che da quello dei frequenti scheletri di balene e di otarie.
Usciti dal
parco, attraverso la Ugabmond Gate, corriamo veloci per arrivare prima della
chiusura all’enorme colonia di otarie di Cape Cross. Nell’Africa meridionale
esistono sette specie di foche, ma le uniche che vivono sulla terraferma sono
le otarie del Capo. Questi animali vivono in gruppi, esistono 25 colonie di
otarie in Africa, ma quella più numerosa è proprio in questa riserva, con oltre
100.000 esemplari. Dopo aver pagato il biglietto di ingresso ci avviciniamo con
la macchina e già prima di aprire le porte siamo stati accolti dal lezzo che
emanano.
Per poterle
vedere meglio i visitatori possono camminare su delle passerelle in legno che attraversano
tutta la colonia, il problema è arrivarci, perché le otarie attaccano! Viste le
nostre pare una signora si avvicina e sbatte velocemente le mani sui fianchi,
le otarie impaurite indietreggiano e ci lasciano passare. Rimaniamo lì per
oltre un’ora ad osservare questi stranissimi animali, i loro movimenti, il loro
modo di allattare i cuccioli, le loro urla, i loro litigi.
Usciti dalla
colonia ci rimettiamo in strada con l’auto che comincia a lampeggiare insistentemente
per la fine della benzina: da quando siamo partiti stamattina abbiamo fatto più
di 400 km e non abbiamo più incontrato un distributore di benzina; mancano una
cinquantina di km per arrivare al distributore di benzina di Henties Bay. Ci
arriviamo alle 18.30 con il fiato sospeso.
Cosa fare a
questo punto: fermarsi in città o cercare di arrivare ad un campeggio nello
Spitzkoppe come pensavamo stamani per gustarci l’alba di domani? Scegliamo
quest’ultima opzione. Lo Spitzkoppe dista 100 km, la strada sterrata è pessima
e abbiamo incontrato solo un’auto, nessun villaggio per strada. Arriviamo alle
22.30, distrutti e assonnati, per fortuna il guardiano del campeggio ci dice
che non c’è nessun problema, possiamo piantare la tenda e pagare l’indomani. Così
facciamo. Oggi abbiamo fatto 600 km. Colazione, pranzo e cena in auto, mentre
guidiamo, utilizzando le nostre provviste.
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Dialogo tra due otarie di Cape Cross |
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Le otarie litigano spesso tra loro ma amano stare in gruppo |
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Un'otaria sta allattando il suo piccolo |
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Nella colonia di Cape Cross sono oltre centomila |
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Paesaggi lungo la C39 che porta da Korixas a Torra Bay |
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L'attraversamento di una zona vulcanica |
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L'arrivo della C39 sulla Skeleton Coast |
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Paesaggi lunari |
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Una vecchia miniera di diamanti ormai arrugginita |
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L'oceano sullo sfondo e la strada salata sotto i piedi |
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L'inquietante cancello di uscita dal parco della Skeleton Coast |
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Le croci messe dal navigatore portoghese Diego Cao, il primo europeo a mettere piede in namibia |
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Una piccola tempesta di sabbia lungo la strada |
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