giovedì 2 agosto 2018

Lo Spitzkoppe, i relitti sulla costa e la Welwitschia Mirabilis

Alla nostra terza notte in tenda, di tutto il viaggio, abbiamo imparato a difenderci abbastanza bene a dal freddo. Entriamo nel sacco a pelo indossando tutti i vestiti caldi che abbiamo, compresi i sottopantaloni di pile che aiutano tantissimo. Le stuoie sottili non sono il massimo come materassi, ma evitano almeno di farci sentire i sassi più piccoli.
Ieri sera era tardi e tutto buio, abbiamo piantato la tenda a caso, solo stamane, al risveglio, ci siamo resi conto dello spettacolo che avevamo intorno. Un paesaggio lunare, con enormi massi di granito rosso, un ambiente che ci ha tanto ricordato l’Urulu al centro dell’Australia. Qui hanno avuto la bella idea di realizzare il campeggio sulla vasta area che si estende  tutta intorno alle rocce.

Lo Spitzkoppe (dal tedesco “Cupola Ogivale"), chiamato anche Cervino della Namibia, per la sua punta somigliante alla montagna europea, è un gruppo di rocce spoglie di granito che si ergono nel deserto del Namib. Queste rocce hanno più di 120 milioni di anni e l’affioramento più alto, lo Sitzkoppe appunto, arriva fino a 1.784 metri sul livello del mare, ma essendo già su un altopiano di circa mille metri, questa vetta si eleva “solo” di 700 metri rispetto al deserto. Vicino si trova una vetta più bassa, a 1.584 metri, chiamata piccolo Spitzkoppe.

Quando mettiamo il naso fuori dalla tenda abbiamo proprio lo Spitzkoppe davanti e facciamo colazione in silenzio, contenplandolo. L’area ha diversi punti di vista, alcuni dei quali si raggiungono con fantastiche salite sul ruvido granito. La vetta dello Spitzkoppe è invece molto difficile da scalare, soprattutto per il caldo e per la mancanza di acqua, è stata una sfida per molti alpinisti, ma solo nel 1946 sono riuscirti ad arrivare fino alla sua vetta.
Intorno ci sono diversi dipinti lasciati dai Boscimani, ma quasi tutti distrutte dai vandali. Proprio per le sue strane formazioni e per il paesaggio così singolare, intorno allo Spitzkoppe sono state girate alcune riprese del film “2001 Odissea nello spazio” ed in particolare nelle sequenze di “Dawn of Man”.

Verso mezzogiorno rifacciamo i 100 km di pessimo sterrato che ci riportano ad Hanties Bay, ci impieghiamo due ore e mazza. La nostra meta per la notte è la città “coloniale” di Swakopmund, sulla costa, ma prima di arrivarci facciamo una sosta per vedere uno dei più fotografati relitti sulla spiaggia, quello della nave Zeila, arenata nel 2008.

A Swakopmund il sole è ancora alto, decidiamo di avventurarci nel Welwitschia Drive, un circuito di una cinquantina di km per ammirare numerose piante di questa specie che può arrivare fino a 2.000 anni di vita. La pianta è molto bassa, sembra una lattuga, con foglie tutte arruffate che servono a far scivolare l’acqua all’interno. La maggior parte delle piante di dimensioni medie ha comunque meno di un millennio e la prima fioritura non avviene prima dei 20 anni. Il percorso termina alla Welwitschia Mirabilis, una pianta protetta di 1.500 anni di vita.

A Swakopmund prendiamo una stanza allo Skeleton Beach Backpacker, l’ostello migliore della Namibia (secondo quanto era scritto all’ingresso). La sera ceniamo al ristorante “Napolitana” consigliato dalla Lonely. Ci arriviamo in auto alle 19.30, preoccupati del fatto che la città sia già completamente deserta.

Utilissimo il nostro navigatore offline MAPS.ME, scaricabile su Android. Ha già memorizzato all’interno quasi tutti gli alberghi e i ristoranti delle città. Peccato che non indichi quali siano le strade asfaltate e quelle sterrate, per questo utilizziamo una mappa cartacea della Namibia. Il navigatore serve comunque solo nelle città, perché le altre strade sono così dritte, lunghe e ben segnalate, che non ci sono dubbi.

Il relitto della nave Zeila,naufragata nel 2008

La vetta dello Sitzkoppem il Cervino della Namibia

The bridge

La nostra piccola tenda e lo Spitzkoppe davanti

I nostri vicini di piazzola...ben più forniti di noi

Qui è stato girato il film "2001 Odissea nello spazio"

Una pianta di Welwitschia

Le più grosse sono anche le più longeve: questa è la Welwitschia Mirabilis, ha circa 2000 anni

La targa della Welwitscha di 1.500 anni di vita

Un ottimo modo per riciclare le lattine

La nostra cena



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