Man mano che
ci spostiamo verso sud la strada scende costantemente dall’altopiano per
arrivare al mare. Ci si accorge di arrivare a Cape Town perché l’unico rilievo
che emerge dall’area pianeggiante è l’inconfondibile Table Mountain, la famosa
montagna che si erge alle spalle della città.
Andiamo
direttamente all’albergo “Cape Diamond Boutique Hotel”, prenotato in mattinata
su booking. È la prima volta che prenotiamo, sia perché preferiamo vedere prima
le stanze, sia perché sembra che ogni tanto ci siano dei problemi
sull’interpretazione della prenotazione da parte di alcuni alberghi. Infatti,
quando arriviamo ci fanno pagare la stanza, anche se l’abbiamo già pagata con
la carta di credito, con la promessa che il giorno dopo chiameranno booking per
risolvere il problema. L’indomani in effetti ci ridano i soldi, ma abbiamo dovuto
perdere del tempo. Inoltre ci hanno dato solo la prima notte e ci hanno trovato
un altro albergo per le altre due.
Le cose da
fare a Cape Town sono tante, ma due di queste sembrano essere imperdibili: la
salita alla Table Mountain con la funivia e la visita alla Robbe Island,
l’isola dove è stato prigioniero Mandela per 18 dei suoi 27 anni di carcere.
Per la Table Mountain l’albergo ci fa la prenotazione online, ma quando
arriviamo alla base, verso le 13, la coda per salire con la funivia è immensa,
inoltre la montagna è coperta dalle nubi. Visto che il biglietto vale per
quattro giorni decidiamo di riprovarci il giorno dopo, magari la mattina
presto.
Nel pomeriggio
camminiamo lungo la serie di spiagge di Camps Bay Beach, dominate dai Dodici
Apostoli, dodici picchi di roccia che si uniscono alla Table Mountain. Finiamo
la giornata con un giro al Victoria e Alfred Waterfront, un’area ricca di
negozi e ristoranti, nonché il luogo dove parte il traghetto per la Robben
Island. Per la città ci muoviamo sempre con la nostra auto, stando attenti a
tenere le porte chiuse e a parcheggiare in luoghi sicuri. In compenso il
traffico è scarso e i parcheggi economici, ma dopo le sei di sera arriva il
buio e la desolazione.
Rimane il
problema dell’isola, tutto esaurito per tre giorni, anche perché è fine
settimana e tutto si riempie. In biglietteria ci consigliano di tornare la
mattina successiva verso le 7 e attendere qualche disdetta. In effetti la
mattina successiva riusciamo ad avere due biglietti per il turno delle 11. C’è
pure il sole. L’escursione dura quattro ore, una di andata con il traghetto,
una di ritorno e due ore di visita guidata nell’isola. La visita è un po' troppo
lunga e a momenti noiosa, ma è indubbio il suo valore storico. Robben Island è
patrimonio dell’Unesco.
Torniamo
verso le 15. Visto che la giornata è bella riproviamo la salita alla Table
Mountain. Non c’è quasi nessuno a quell’ora, arriviamo velocemente fino ai
mille metri di quota e facciamo una passeggiata sferzati da un vento freddo e molto
forte. La vista è impagabile. Bello anche bersi qualcosa di caldo nel rifugio
dove arriva la funivia, aspettare l’imbrunire e le prime luci della città che
si accendono. Un grande cartellone ricorda che Table Mountain è entrata a far
parte delle sette meraviglie naturali del mondo.
Il terzo
giorno piove, la prima pioggia di tutto il viaggio. Visitiamo il quartiere
mussulmano di Bo-Kaap con le sue case dai colori sgargianti e usciamo dalla
città per visitare il promontorio, verso il Capo di Buona Speranza. A Simon’s
Town incontriamo la colonia di pinguini africani di Boulders, circa 2.000
esemplari. Sono belli e per certi aspetti ridicoli. La zona dei piccoli appena
nati è lontana dal mare, in mezzo agli alberi, mentre gli adulti si trovano
tutti sulla spiaggia. Sono più piccoli di quello che pensavamo. Ovunque ci sono
cartelli che invitano a non accarezzarli perché i loro becchi possono provocare
brutte ferite.
La pioggia
diventa sempre più insistente e ormai è pomeriggio inoltrato, rinunciamo ad
arrivare fino al Capo di Buona Speranza, facciamo ritorno in città passando per
la Chapman’s Peak Drive, la strada a pagamento, lunga 5 km, considerata una
delle strade litoranee più spettacolari del mondo. Ogni tanto ci fermiamo ad
ammirare dei panorami mozzafiato, in lontananza abbiamo visto delle balene. La
sera ceniamo, come sempre, al Victoria e Albert Waterfront.
Decidiamo di
fermarci un giorno in più (così diventano due i giorni di ritardo sul programma
di viaggio) e per l’ultima notte in questa città andiamo al Signal Hill Lodge
(booking), con una stupenda vista su tutta la downtown. L’indomani ancora
pioggia, visitiamo il Six Museum, che racconta la storia del quartiere durante
il brutto periodo dell’apartheid, poi finalmente partiamo per risalire la costa
verso Durban.
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Vista dalle terrazze della Table Mountain |
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La salita con la funivia che può portare fino a 68 persone |
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Verso le 17.30 si accedono le luci di Cape Town |
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La ruota panoramica del Waterfront, con vista sulla Table Mountain |
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Una foto con la cornice |
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I caffè lungo il molo |
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Camps Bay Beach |
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I pinguini africani di Boulders, lungo il promontorio |
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L'isola dove Mandela è rimasto imprigionato per 18 anni |
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La cella di Mandela a Robben Island |
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Momenti di apartheid, nella mostra per il centenario della nascita di Mandela |
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Le case multicolore del quartiere mussulmano di Bo-Kaap |
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Le statue dei quattro premi Nobel sudafricani sul molo del Waterfront |
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Le cabine in stile vittoriano lungo le spiagge del promontorio |
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L'interno del Six Museum |
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Le spiagge di Cape Town in inverno |
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Le sette meraviglie naturali del mondo |
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