Dopo nove
giorni in Botswana lasciamo il Paese per entrare in Namibia. Partiamo alle sei
di mattina perché ci aspettano oltre 600 km, con delle tappe lungo la strada. Vorremmo
arrivare a Randu, una grossa cittadina prima dell’Etosha Park, la nostra prima
meta. Attraversiamo il confine a Ngoma Bridge, un ponte sul
Chobe situato una sessantina di km ad est della città. La dogana è in un bel
posto, affacciata al fiume e attorniata da numerosi grossi Baobab.
La frontiera
è deserta e le procedure sono veloci. Ci misurano la febbre e ci regalano dei
preservativi! Sicuramente per frenare la diffusione dell’Aids, che in Botswana è una delle prime cause di morte. Per entrare con l’auto dobbiamo pagare
l’equivalente di 20 euro come tassa d’ingresso, ma vogliono
solo dollari namibiani o rad sudafricani (va bene anche la carta di credito).
Non abbiamo i loro dollari ma per fortuna abbiamo rad (hanno pure lo stesso cambio con l’euro, circa 16 rad o dollari namibiani per
un euro). Per fortuna anche questi doganieri, come all’ingresso del Botswana e
del Sudafrica) mi timbrano il passaporto su pagine già occupate, lasciando
intatte le pochissime pagine libere che mi sono rimaste.
La strada che
dobbiamo percorrere per Randu corre lungo la cosiddetta Caprivi Strip,
una sottile fetta di terra incastrata tra l’Angola e il Botswana piena di
riserve naturali. È anche chiamata la strada dei quattro fiumi perché li
attraversa: due di questi sono l’Okavago e il Chobe. Le strade sono simili a
quelle che abbiamo percorso fino ad ora in Botswana: lunghe, dritte, senza
traffico e con il rischio di attraversamento da parte degli animali. Qui però non ci sono buche, almeno in questa parte. Il limite è sempre quello
esagerato di 120 km/h, molto pericoloso.
La Namibia è
sicuramente meno ricca del Botswana e questo lo si nota dai villaggi. In
Botswana non si trovano mai villaggi o case lungo la strada, mentre qui è tutto
un susseguirsi di ripari fatti di semplici capanne in terra e legno ricoperti di paglia, ovviamente senz’acqua
e senza corrente elettrica. Ogni tanto ci fermiamo per qualche foto, troviamo sempre gente
dignitosa e sorridente.
Viaggiando di sera si notano le luci dei fuochi accesi
fuori delle capanne. Un’atmosfera dal fascino particolare.. A Divundu ci
fermiamo per fare benzina e cambiare dei soldi, almeno il minimo che ci serve
per arrivare fino a Rundu. I soldi ci vengono cambiati tranquillamente dalle
cassiere del supermercato e ad un prezzo onestissimo, quasi uguale a quello
ufficiale.
A Divundu c'è una deviazione che ci interessa, un percorso circolare lungo il fiume Okavango, dentro il Bwabwata
National Park, che si può fare tranquillamente senza una 4x4. Non è tardi, decidiamo di farlo con la nostra piccola auto. Il percorso è molto
bello, ma di animali ne abbiamo visti ben pochi. Per fare questa escursione
impieghiamo due ore.
La sera
arriviamo Rundu con il buio e, come sempre, senza alcuna idea di dove andremo a
dormire. Usando le mappe offline del navigatore cerchiamo nelle strutture
indicate dalla Lonely. La prima che incontriamo, molto carina, è piena, ma sono
così gentili da cercare per noi una stanza libera in un’altra guesthouse, così,
anche questa sera avremo un tetto sotto cui dormire. Per cena andiamo in un lodge per turisti, perché tutti gli altri posti chiudono alle nove.
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Baobab |
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I villaggi lungo la strada sono tanti e tutti simili a questo |
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Villaggi/famiglie di poche capanne |
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Incontri all'alba sulla strada |
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ci avevano avvisati! |
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Il posto di confine di Ngoma Bridge |
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Mai visti così tanti soldi, volevano la foto! |
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Il limite è di 120 km/h, ma gli animali hanno la precedenza |
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Vendita di carne lungo la strada |
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Al confine regalano i preservativi a chi passa. Il problema dell'Aids è serio |
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Nelle grandi città i supermercati sono in stile europeo e hanno di tutto |
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